martedì 27 ottobre 2015

OMEOPATIA: l' energia vitale e le forze energetiche fisio-patologiche





In Omeopatia viene spesso menzionata una frase del grande Medico Omeopata argentino T. P. Paschero (di origine italiana da parte paterna) :

"noi non ci ammaliamo a causa di una malattia, ma andiamo incontro ad una malattia perché siamo già ammalati"


TOMAS PABLO PASCHERO ( 1904 - 1986 )
Questa frase, apparentemente contraddittoria, rappresenta invece la sintesi più efficace e completa di tutta la Dottrina Omeopatica.

Cerchiamo di vedere il perché:
se mi avete seguito fino ad ora, ed avete letto i miei post riguardanti l' Omeopatia (altrimenti vi invito a farlo), avrete notato che tutto il nostro discorso è stato incentrato in particolare sulla necessità di preservare il nostro equilibrio omeostatico interno, al fine di poterci garantire il nostro stato di salute.

In realtà, questo equilibrio risulta essere instabile e precario a causa della presenza nel nostro organismo di quelle diatesi o predisposizioni morbose che noi abbiamo preferito definire forze energetiche fisio-patologiche: esse fanno parte del nostro genotipo e condizionano abbondantemente il nostro fenotipo (vedi post precedenti).



Il Dr S. Hanemann, padre dell' Omeopatia, ebbe il grande merito di individuare e classificare le tre principali forme di diatesi omeopatiche (per noi F.E.F.P.) che denominò con un termine preso a prestito dalla Medicina dell' epoca miasmi : il miasma psorico o "psora", il miasma sicotico o "sicosi" ed il miasma fluorico o "lues".
I soggetti affetti da queste predisposizioni morbose presentavano nell'interezza del loro organismo una sintomatologia reattiva che richiamava i "sintomi locali" caratteristici della scabbia (psora), della blenorragia (sicosi), o della sifilide (fluorismo), senza che tuttavia queste patologie dovessero essere necessariamente presenti.

Si trattava del retaggio "ereditario" di queste patologie, e cioè di una particolare impronta reattiva e quindi una particolare tipologia reattiva ( tipologia = "impronta", dal greco), che, col susseguirsi delle generazioni, queste patologie, all'epoca molto frequenti, determinavano nella popolazione generale.

Venivano così ad essere individuati diversi biotipi ( lo psorico, il sicotico, il fluorico, il "tubercolotico, che sarà aggiunto in seguito, ecc.) con precise caratteristiche reattive psico-somatiche e con peculiari tendenze fisio-patologiche ( le "diatesi")

Queste diatesi omeopatiche "classiche" rimangono presenti ed attive anche ai giorni nostri, anche se determinate "malattie" si possono ritenere pressoché "sconfitte": per esempio il soggetto "tubercolinico" non soffrirà più di tubercolosi, ma presenterà sempre una particolare "fragilità" dell' apparato respiratorio, e così via.

Sospendo qui il discorso, che riprenderemo nei prossimi post.
Come al solito, conservo il metodo di accennare per grandi linee ai vari argomenti, per poi approfondirli gradualmente di volta in volta: ciò per non ingenerare confusione.

Nel prossimo post cominceremo a parlare della "FORZA VITALE", che rappresenta la più grande risorsa del nostro organismo, quella che si oppone alla forza energetica "negativa" delle diatesi.

E' la vera grande risorsa che noi possediamo per conservare la salute e la vita (ritengo che la prima foto di questo post ne dia una rappresentazione visiva abbastanza efficace).

Come vedete stiamo usando spesso il termine energia, e non a caso.

Man mano che andremo avanti nella discussione, mi piacerebbe che vi rendiate conto che non parliamo di teorie fumose e strampalate, ma di fatti molto concreti, partendo dai quali potremo attuare, quando ciò si rendesse necessario, una terapia realmente valida, efficace e sicura per il nostro organismo.

Non è difficile: si tratterà semplicemente di aiutare la "vis medicatrix naturae" a svolgere il suo compito!

Saluti e salute a tutti

domenica 25 ottobre 2015

OMEOPATIA: il significato della "sindrome reattiva"





Continuando nella premessa (necessariamente non breve) che ritengo fondamentale per poter comprendere il significato della legge di similitudine nell' ambito del metodo omeopatico, vorrei oggi soffermarmi sulla casella della " SINDROME REATTIVA" (vedi post immediatamente precedenti).

Questa sindrome ha come sua finalità principale non solo e non tanto quella di "combattere" ed "eliminare" direttamente le "noxe" di natura esterna di cui abbiamo già parlato, quanto piuttosto quella di "sfruttare" l'aggressione da parte di queste "noxe", per poter garantire l'equilibrio interno dell' organismo:
 il mantenimento di questo equilibrio rappresenta, infatti, la condizione necessaria per garantire il nostro stato di salute.

Cerco di spiegarmi meglio:

lo stato di salute "ideale" e cioè il perfetto equilibrio di tutte le nostre funzioni psico-fisiche, può e deve rappresentare per ciascuno di noi un punto di riferimento cui aspirare, ma in pratica è difficilmente raggiungibile in pieno, per il fatto che, fin dal momento della nostra nascita, siamo condizionati al nostro interno da una serie di elementi fisiopatologici che "ereditiamo" dai nostri antenati.

Con una terminologia più attuale ed utile ai fini del nostro discorso, potremmo definire questi elementi, noti in Medicina col termine di "diatesi", e all' epoca di Hanemann col nome di "miasmi", come "FORZE ENERGETICHE FISIO-PATOLOGICHE" (vedremo poi il perché di questa definizione)


ESAMINEREMO MEGLIO SUCCESSIVAMENTE QUESTA TABELLA


Si tratta essenzialmente delle tre principali modalità reattive dell'organismo individuate da Hanemann (psorismo, sicotismo e fluorismo o luesinismo) alle quali sono state successivamente aggiunte il "tubercolinismo" (L. Vannier), ed il "cancerinismo"in epoca più moderna: purtroppo la presenza anche di quest'ultima diatesi, mostra come nel corso degli anni, al progredire della ricerca medica non sia corrisposta fino ad oggi una riduzione dell'impatto di queste predisposizioni morbose (potremo dare in seguito anche una spiegazione di questo meccanismo).

Il primo tentativo di riequilibrio dell' omeostasi organica è costituito dallo psorismo o psora, che è una forza energetica ad azione "centrifuga" con la finalità di "scaricare all'esterno" il sovraccarico tossinico che si è andato accumulando nell'organismo nel corso degli anni: questa "eliminazione tossinica" può realizzarsi soprattutto in occasione delle cosiddette "malattie" a carattere acuto che riguardano la pelle o/e le mucose: queste manifestazioni sono spesso a carattere recidivante e si alternano tra di loro, a significare il loro scopo "eliminatorio".

Si può capire, secondo questa ottica, come in questa fase, un intervento "terapeutico"drastico, effettuato con terapie anti-reattive (cortisonici ecc.) se può apparire utile per l' eliminazione dei sintomi, in realtà risulti essere deleterio, perché ostacola il tentativo "eliminatorio" messo in atto dall'organismo per liberarsi delle proprie tossine endogene.

In questo modo si apre la strada alle patologie "interne": vedremo come l'organismo tenterà comunque di "isolare"la propria patologia in un singolo tessuto o organo, possibilmente "non vitale", di volta in volta diverso, ma sempre "più importante",  che si "sacrificherà" per l'economia generale dell'organismo stesso.

Purtroppo non sempre ciò risulterà essere sufficiente per arrestare la progressione dello squilibrio interno venutosi a creare, anche perché il conseguente prolungato uso di terapie sintomatiche a dosaggi elevati, avrà l' effetto di determinare un ulteriore approfondimento della patologia, fino a forme sempre più gravi...





Ci rendiamo conto, dunque, della necessità di poter intervenire terapeuticamente in maniera diversa, con una terapia che anziché bloccare la sindrome reattiva dell' organismo, ne possa agevolare il compito, consentendo in tal modo il mantenimento dell' equilibrio omeostatico interno e quindi dello stato di salute.

Dobbiamo avere occhi per poter guardare la parte sommersa dell' iceberg, o le radici dell' albero (vedi post precedente) : è lì che le cose devono essere a posto.




Sono questi gli argomenti che dovremo poter sviluppare nei prossimi post.

Saluti e salute a tutti!

lunedì 12 ottobre 2015

OMEOPATIA: perché curarsi secondo il principio di analogia (continuazione)




Continuiamo oggi l' esame dello schema riassuntivo raffigurante la funzionalità fisio-patologica del nostro organismo, come abbiamo cominciato a fare nel post precedente:





 Osserviamo la casella "lunga" al centro dello schema con le diciture   REATTIVITA' INDIVIDUALE e TERRENO INDIVIDUALE:
questa casella "lineare" divide la tabella in una parte inferiore, di fondamentale importanza in Omeopatia, che non abbiamo ancora analizzato,  ed una parte superiore che stiamo analizzando attualmente: a questo proposito vi invito ora a rivolgere la vostra attenzione sulla prima casella del terzo rigo, dove compare la scritta ambiente interno ed il termine FENOTIPO.

Questa casella, da noi "dimenticata" nel precedente post, indica un aspetto molto importante della Medicina Omeopatica: si riferisce cioè all' insieme delle caratteristiche morfologiche, funzionali e comportamentali (= fenotipo) che costituiscono complessivamente il cosiddetto ambiente interno dell' organismo, e che condizionano la risposta individuale (sindrome reattiva) nei confronti degli stimoli (stressors) che provengono dall' ambiente esterno.

Il mantenimento dell' omeostasi dell' ambiente interno e cioè dell' equilibrio fisiologico che deve esistere tra la componente organica, quella funzionale (neuro-endocrino-immunologica) e quella psichica, le tre componenti fondamentali del nostro organismo, rappresenta il vero e "indispensabile" elemento, capace di garantirci uno stato di salute reale (e non solo apparente).

Questo "equilibrio omeostatico" risulta essere però molto delicato, ed in Fisica verrebbe definito con l'aggettivo "instabile": infatti esso è continuamente suscettibile di cambiamento, soggetto com' è alla influenza dei diversi fattori evidenziati in tabella, e soprattutto a quella dei fattori di tipo "ereditario" ed in particolare ai cosiddetti elementi "diatesici" e "costituzionali" (parte inferiore della tabella).

Questi diversi aspetti "ereditari" che sono alla base della biotipologia individuale vengono anche indicati nel loro insieme col termine GENOTIPO e dovranno essere oggetto nell' immediato futuro di una nostra attenta valutazione, data la loro importanza.




Per il momento, allo scopo di memorizzare il concetto di genotipo e di fenotipo, possiamo riferirci a questa immagine, dove il timbro con l'effige del cane rappresenta il suo "genotipo", potremmo dire l'immagine "potenziale" di quel cane (in questo caso un labrador), che dopo essere stata impressa sulla carta rappresenterà il suo fenotipo, e cioè il labrador così come si presenta nella realtà.




Un' altra immagine per indicare genotipo e fenotipo (parte inferiore e superiore della tabella):
l' albero, le cui radici al di sotto del terreno rappresentano la parte non visibile ma fondamentale (GENOTIPO), ed il cui tronco, rami e foglie rappresentano il FENOTIPO così come si presenta: in questo caso una quercia.

Riportiamoci ora alla seconda casella del terzo rigo dello schema, per concludere questo post con una domanda: qual' è in definitiva la vera finalità della "sindrome reattiva" cioè dell'insieme di tutti i sintomi soggettivi che il nostro organismo mette in atto nei confronti di qualunque stimolo (patologico o meno) esso possa ricevere ?
La risposta la daremo nel prossimo post e vedrete che non sarà scontata, ma vi saranno delle notevoli sorprese (vi lascio con la suspance). A presto!

Saluti e salute a tutti

mercoledì 7 ottobre 2015

OMEOPATIA: curarsi con la legge della similitudine. Ma perché?


Nell' ultimo post riguardante l' Omeopatia avevamo cominciato a soffermare la nostra attenzione sul pilastro fondamentale o, se preferite, sul perno centrale attorno al quale "gira" tutta la Dottrina e la Clinica Omeopatica: la legge di analogia o di similitudine.

Avevamo anche anticipato che nei post successivi avremmo esaminato più nel dettaglio questa legge.

Tuttavia, ancora prima di fare ciò, è necessario, anzi direi indispensabile, poter disporre di un inquadramento generale abbastanza chiaro riguardante quello che noi chiamiamo stato di "salute"e di "malattia", per poter comprendere bene il ruolo che l' Omeopatia può e, a mio avviso, deve giocare nell' ambito della Medicina Moderna.

Perciò, armiamoci di santa pazienza e cominciamo questo percorso preliminare. 

A questo proposito, mi sono permesso di usare come guida una tabella riassuntiva da me realizzata, a dire il vero in modo molto "artigianale", in occasione di una recente conferenza: faccio ciò perché posso così esprimere il mio personale punto di vista sull' argomento.

Non preoccupatevi del primo impatto visivo che dà l'idea di un guazzabuglio indecifrabile: vedrete che, come succede di solito, le cose sono molto più semplici di quanto sembra a primo acchito.

Devo solo avvisarvi che nell'esaminare questa tabella, per essere più chiari dovremo essere anche un po' "scolastici", e ciò ci porterà via diversi post.
 Tuttavia, per non rendere la cosa eccessivamente lunga e tediosa, questa volta pubblicherò i post che riguardano
questo argomento in un arco di tempo che risulti il più breve possibile:





Cominciamo col prendere in esame la casella centrale del secondo "rigo" della tabella, dove leggiamo la parola NOXA: questo termine deriva dal latino e significa "azione che reca danno".

Ogni qualvolta noi avvertiamo un disturbo nel nostro organismo, cerchiamo giustamente di capire cos'è stato che "ci ha fatto male" e spesso cerchiamo e "crediamo di trova e" (vedremo in seguito perché ho usato quest' espressione) la causa dei nostri disturbi nell' ambiente ESTERNO (prima casella del primo rigo della tabella).
 In realtà in molti casi risulta essere (apparentemente) proprio così: ad es. è la stagione dell' influenza e noi ci siamo "beccati" il virus influenzale, oppure un cibo avariato ci haprovocato una gastroenterite, sollevare bruscamente un peso o prendere un colpo di freddo ci può causare una lombalgia o una cervicalgia, camminare su un terreno scosceso può determinarci una distorsione alla caviglia o al ginocchio, un colpo di calore può provocarci una violenta cefalea ed anche uno stato febbrile elevato, ecc.

In poche parole c'è una causa (noxa) nell' ambiente esterno che determina l'insorgere si un insieme di sintomi, che i medici chiamano SINDROME NOSOLOGICA (seconda casella del primo rigo della tabella), che sono i sintomi propri "della malattia" (per esempio i sintomi tipici propri dell'influenza): per far "cessare" questi sintomi la medicina classica mette in atto una terapia sintomatica. La medicina classica agisce anche con la sua terapia causale nei confronti della noxa
che ha provocato il quadro sintomatologico (vedremo in seguito se è sempre utile e sufficiente procedere in questo modo).

Ma, se siamo più attenti, notiamo che i diversi pazienti rispondono alla noxa esterna, anche con un insieme di sintomi che sono tipici, caratteristici della persona malata e non più della malattia:per es. nel corso dell'influenza un paziente sarà molto agitato, mentre unaltro sarà sempre assopito, un' altro potrà essere molto pallido, uno suderà molto ed un'alto avrà la pelle asciutta, uno avrà molta sete ed un altro no, e così via...: è la SINDROME REATTIVA (casella centrale del terzo rigo della tabella) nei confronti della quale agisce prevalentemente la terapia omeopatica sintomatica (terza casella del terzo rigo della tabella).

Questa sindrome reattiva del paziente deriva dal suo TERRENO INDIVIDUALE (casella lunga centrale) ed è nei confronti di questo che si esplica l'azione della terapia omeopatica causale.
E' questo l'aspetto più interessante ed importante dell' Omeopatia, che dovremo analizzare in seguito.

Dunque una terapia, sintomatica o causale che sia, può essere realizzata sia con la medicina classica che con la medicina omeopatica: la medicina classica tratta prevalentemente i sintomi provocati dalla malattia, la medicina omeopatica tratta prevalentemente i sintomi reattivi propri del paziente.

Dobbiamo qui cominciare a precisare che medicina classica ed omeopatia non sono affatto antitetiche, ma al contrario risultano essere complementari tra di loro, e come tali devono essere considerate ed applicate.

Per ora ci fermiamo; continueremo nei prossimi post l'esame di questo schema generale.

Saluti e salute a tutti!