domenica 1 febbraio 2015

IL "SIMILLIMUM" OMEOPATICO

Parliamo oggi della LEGGE DI ANALOGIA o SIMILITUDINE che rappresenta un altro dei quattro pilastri fondamentali dell' Omeopatia.

Come necessaria integrazione di questo post, rimando alla lettura di un mio precedente post, intitolato "IL DOSAGGIO IN OMEOPATIA",  dove parlo della necessità di adoperare le diluizioni infinitesimali nel trattamento medico omeopatico


le molecole diluite in acqua si aggregano proporzionalmente all'aumentare della diluizione...


 In Omeopatia (come ritengo succeda in ogni metodologia clinica), il momento probabilmente più significativo è costituito dall'atto terapeutico, che rappresenta l'applicazione pratica di tutta la Dottrina   Omeopatica.




 Il medico omeopatico, come elementi di base fondamentali per il suo lavoro, ha a disposizione le sperimentazioni cliniche ed i conseguenti quadri patogenetici, raccolti nelle Materie Mediche (Trattati di Clinica e Farmacologia Omeopatica), e dispone inoltre di studi dettagliati riguardanti tutte le possibili variazioni sintomatologiche soggettive ed oggettive relative ai singoli organi e distretti corporei, con le relative modalità di aggravamento e di miglioramento, che costituiscono i Repertori Medici.

Ciò è è stato reso possibile grazie alla grande mole di lavoro svolto da illustri omeopati del passato (il Kent, ad esempio, grande omeopata americano, dedicò l'intera sua esistenza, sacrificandola fino alla morte, nello studio necessario per la stesura del suo famoso Repertorio).


LA TERAPIA OMEOPATICA DERIVA DAL CONFRONTO TRA IL QUADRO MORBOSO DEL PAZIENTE ED I QUADRI MORBOSI INDIVIDUATI SPERIMENTALMENTE

Il medico omeopata prende in considerazione soprattutto i sintomi "reattivi" del paziente, cioè il suo modo di reagire nei confronti della propria affezione; quindi, attingendo alle sue conoscenze della materia medica omeopatica e dopo aver consultato il repertorio omeopatico dei sintomi, prescrive come rimedio quella sostanza le cui modalità reattive sperimentali corrispondono a quelle del paziente.



Quando la similitudine che risulta da questo confronto "copre" l'insieme dei disturbi fisici, funzionali e mentali del paziente, il medico è certo di aver individuato il SIMILLIMUM, cioè il rimedio realmente capace di "curare" il paziente, facendogli recuperare il proprio equilibrio omeostatico, e cioè quello stato che noi chiamiamo "salute".

Non sempre, tuttavia, si riesce ad individuare il "simillimum" omeopatico, anche se è sempre possibile individuare il "similis" e realizzare comunque un buon trattamento terapeutico (vedremo in seguito come).

Come al solito, oggi ho solo fatto un breve inquadramento generale della legge di similitudine, rinviando gli approfondimenti necessari ai prossimi post.
Voglio solo ribadire fin da ora che il rimedio omeopatico, per poter esplicare la sua azione terapeutica, deve essere diluito e dinamizzato.

Saluti e salute a tutti

   

Nessun commento:

Posta un commento